14 marzo 2017

Il mio '77

Io, nel 1977, non ero ancora nato.
Quindi il titolo di questo post, in realtà, è uno schifoso clickbaiting. L’ho scelto proprio perché molti di voi lo hanno aperto pensando “ma tu non nel Settantasette non eri ancora nato, coglione”. In effetti sono nato solo due anni dopo.
Ma già che siete qua.
Stavo riflettendo su questo spirito commemorativo del ’77 che si è diffuso da un po’ di giorni a questa parte.
Ho letto moltissime cose, anche su facebook, di gente che nel ’77 c’era davvero, da qualunque parte della barricata fosse. E ho letto anche alcune riflessioni molto intelligenti e molto attuali. Ho apprezzato anche i sentimentalismi. Alcuni sono stati parecchio banali, ma mi sono quasi sempre sembrati sinceri.
Grazie a tutti questi ricordi che ho letto, stavo pensando a dove sarei potuto essere nel 1977 se avessi avuto vent’anni. Forse a studiare lettere all’Università di Bologna. O forse a fare il contadino nella campagna toscana dopo aver fatto a stento la terza media. Il confine nel ’77 poteva essere molto labile. E può esserlo anche oggi, molto più di quello che si può pensare.
E vanno bene Demetrio Stratos, le barricate in via Zamboni, gli scontri a Roma, le radio libere, potere operaio, Tondelli, la creatività al potere, il sindacalismo rivoluzionario. Tutto giusto e tutto bello. Ma questo riguardava una maggioranza elitaria. La maggioranza numerica del paese era un’altra cosa. Era, non vi scandalizzate per il termine, contadina. Anche se non lavorava nelle campagne, ma era stata assunta in fabbrica o magari lavorava in banca o alle poste, rimaneva contadina nella mentalità.
Del ‘77 fa parte anche quella mentalità post-agricola, gente di campagna che stava venendo inghiottita dalla città, senza volerlo e senza poter far nulla per impedirlo. Il modo migliore per ricordarsela è guardarsi (o riguardarsi con il senno del poi) un capolavoro della cinematografia mondiale come ‘Berlinguer ti voglio bene’, opera prima (con la regia del compianto Giuseppe Bertolucci) di quel genio assoluto che è Roberto Benigni.
(Perché Roberto Benigni è e rimane un genio assoluto, anche se ultimamente a qualcuno di voi è cominciato a stare sul cazzo perché lui è stato a cena alla Casa bianca con Obama e voi no).
Io ‘Berlinguer ti voglio bene’ credo di essere in grado di recitarlo a memoria dall’inizio alla fine. Quindi il mio falso ricordo post-indotto del 1977 è e non può non essere che questo.
E in ogni caso, mi sembra comunque che sia il caso di celebrare adeguatamente anche il quarantennale di ‘Berlinguer ti voglio bene’.
Buona visione