08 luglio 2014

Chi ha chiesto le dimissioni di Vasco Errani e chi gli ha chiesto di ritirarle

Chiedere a Vasco Errani, condannato in appello ad un anno di reclusione per falso ideologico di ritirare le dimissioni significa non conoscerlo.

Io, che per il mestiere che faccio di politici ne ho conosciuti e ne conosco parecchi, rarissimamente ho visto la competenza, la preparazione, il senso delle istituzioni, la rettitudine morale e la capacità di risolvere i problemi di Vasco Errani. Le dimissioni un secondo dopo la sentenza ne sono l'ennesima dimostrazione. Uno come lui non starebbe neanche un secondo in una posizione come quella di presidente della Regione da condannato sia pure, è bene ricordarlo, in via non definitiva.

Allora perché chiedergli, come ha fatto e sta facendo il Pd, di ritirare le proprie dimissioni?

Perché le dimissioni di Errani provocano il probabile voto anticipato e questa non è una buona notizia per il Pd.

Per la scelta del suo successore (che vede in pole position Stefano Bonaccini, con Daniele Manca e Roberto Balzani che faranno la loro corsa) il voto anticipato scombussola i piani. Il Pd deve fare un congresso regionale a inizio ottobre. La corsa vera per la candidatura alla presidenza sarebbe dovuta cominciare dopo il congresso, con un assetto chiarito e con rapporti di forza definiti e ben inquadrati. Il voto anticipato scombussola tutti questi piani, aprendo un gran premio senza prove, dove non mancheranno i colpi bassi per vedere per primi la bandiera a scacchi. E questo il Pd se lo sarebbe evitato volentieri.

Senza considerare poi che sarebbe decisamente stato meglio andare a votare insieme alle altre Regioni, a marzo, in un contesto che a livello mediatico sarebbe finito per essere percepito come nazionale e dove, cioè, il traino di Matteo Renzi avrebbe funzionato meglio. Il voto in autunno sarebbe un voto solo locale. Affrontarlo con una condanna per falso ideologico come punto di partenza e causa scatenante non è il massimo della vita.

E per questo che nessuno, dentro il Pd, vuole che Errani si dimetta, per evitare la guerriglia, dentro e fuori dal partito.

Perché (e questo vale sia per le primarie, sia per le elezioni regionali) la battaglia di solito la vince il più forte, la guerriglia non si sa mai.